Chioggia.

Chioggia.
Canal Vena, ponte Zitelle.

venerdì 31 luglio 2009

Pensieri per le vacanze...


Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Italo Calvino - Le città invisibili

Sono le parole più silenziose,quelle che portano la tempesta. Pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo.
Friedrich Nietzsche - Frammento Postumo


Si sentiva il mare, come una slavina continua, tuono incessante di un temporale figlio di chissà che cielo. Non smetteva un attimo. Non conosceva stanchezza. Non consceva clemenza. Se tu lo guardi te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio…Tutto quell’infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia la notte.
Alessandro Baricco - Oceano mare


giovedì 9 luglio 2009

Ci ha lasciati Dino Coltro


Dall' Arena di Verona del 4 luglio 2009:


Addio a Dino Coltro, l'ultimo cantore del mondo agricolo.

Dino Coltro è morto a 79 anni nella sua casa di Cadidavid. Da un po' non stava bene e negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate. Nato a Strà di Coriano d'Albaredo d'Adige il 2 novembre del 1929 è stato scrittore e poeta. Figlio di contadini, è riuscito con molti sacrifici a diventare maestro elementare, e dal 1970 al 1990 è stato direttore didattico a San Giovanni Lupatoto, dove ha vissuto gran pèarte della sua vita. Si è dedicato allo studio delle antiche tradizioni popolari veronesi e venete, pubblicando una trentina di libri e il famosissimo «Lunario Veneto». Per il suo lavoro ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui il Premio Sirmione-Catullo, la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica al merito educativo e culturale e la laurea honoris causa in Scienze della Formazione, ricevuta nel 2005 dall'Università di Verona.

Tra i suoi libri:
I lèori del socialismo (1973)
Sloti de tera (1977)
Leggende e racconti popolari del Veneto (1982)
Paese perduto (1982)
Un proverbio al giorno (1985)
Fole lilole (1987)
Cante e cantàri (1988)
Stagioni contadine (1988)
L’Adige (1989)
Piero Bailon che con on giro de baile girava on campo (1989)
La nostra polenta quotidiana (1990)
Il temporario (1993)
Santi e contadini (1994)
Parole perdute (1995)
Il parlar adesante (1996)
Memoria del tempo contadino (1997)
L’altra cultura (1998)
L’altra lingua (2001)
La cucina tradizionale veneta (2002)
Dio non paga al sabato (2004)
Rivalunga (2004)
Quatro ciacole con Barbarani (2006)
Gnomi, anguane e basilischi (2006)
La terra e l’uomo (2006)

Saluto con stima l'uomo, il maestro, l'intellettuale e con affetto un grande modello di Direttore Didattico.

mercoledì 8 luglio 2009

Visita ad Asiago


...Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto!
Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune.
E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. -
Mnié khocetsia iestj, - dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e
miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. -
Spaziba, - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta, - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel vano dell'ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo di miele per i miei compagni. La donna mi dà
il favo e io esco.Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esservi stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere.
Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti.
Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire,
a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere... »