Chioggia.

Chioggia.
Canal Vena, ponte Zitelle.

domenica 3 maggio 2009

Ritaglio

“Avvenire” Venerdì 6 luglio 2007, Anno XL, N. 158.
LA RICETTA DELLA CULTURA
di GIANFRANCO RAVASI

Della cultura non si dà ricetta: ma, poiché la cultura non è l'erudizione, cultura diviene solo quella che, entrando a far parte della conoscenza, accresce la coscienza.
È stato uno dei massimi critici e storici dell'arte, il senese Cesare Brandi (1906-1988). Ho qui tra le mani un suo saggio intitolato Carmine o della pittura e m'imbatto in una frase sulla cultura che ben merita di essere meditata non solo da li addetti ai lavori. Tutti, infatti, abbiamo bene o male imparato qualcosa, abbiamo fatto studi, letto, ascoltato. Tutti abbiamo incontrato eruditi altezzosi, incapaci di comunicare quello che sapevano, ma anche maestri appassionati. Essere colti, infatti, non è sinonimo di essere sapienti. Ecco, Brandi svela il segreto della vera cultura, possibile a tutti, anche se a livelli differenti.
Essa non è mero accumulo di dati, come purtroppo talora accade in certe scuole in cui si cerca di ingozzare le menti dei ragazzi, come si fa coi polli in batteria. E, invece, la mobilitazione della conoscenza che è simile a un campò fertile che attende non di essere coperto da teli ma di essere seminato. È un appello alla coscienza perché si attrezzi a giudicare, a scavare nei segreti dell'essere e della vita. Il fa.rrroso filosofo greco, vissuto a Roma, Epitteto nelle sue Dissertazioni affi?rrrraua che «solo l'uomo colto è libero». E’ per questo che le dittature tengono i sudditi nell'ignoranza. Non per nulla Hermann Goering, il terribile capo nazista, non esitava a dire: «Quando sento qualcuno parlare di cultura, la mano mi corre al revolver!». Anche se siamo in uno stato libero, molti sono i condizionamenti (televisione, pubblicità, moda) che vogliono costringerci a poche idee e alla superficialità, impedendoci di comprendere veramente e giudicare.

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