Chioggia.

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Canal Vena, ponte Zitelle.

sabato 7 agosto 2010

letture


Enzo Biagi, Giro del mondo.
"Il fatto che io sia pessimista non ha niente a che vedere con l'amarezza. Trovo crudele ogni tentativo di manipolare l'uomo attraverso l'ideologia. E questo fatto mi porta a essere pessimista, ma non necessariamente triste. Ci siamo sempre immaginati Sisifo come un povero sconfitto. Camus lo interpreta in un modo nuovo, come un ribelle che chiede a Dio di lasciargli il peso della propria esistenza, teorema del dramma di vivere affrontato con coraggio e lucidità." Günter Grass
Il giornalismo può essere davvero un'arte se si parla di un "maestro" come Biagi e l'età (di tutto rispetto) nulla toglie alla freschezza comunicativa di uno stile invidiato dai colleghi più giovani e ammirato da diverse generazioni di lettori. La trasmissione che conduce su Rai Uno ogni sera, Il Fatto, è per molti un appuntamento imperdibile, tale è la capacità di sintesi, l'ironia, la vivacità e la precisione che caratterizzano quei pochi minuti di vero giornalismo "d'autore". Così anche i libri che trascrivono molte sue esperienze di vita e professionali, gli incontri e i colloqui con personaggi noti del mondo della politica e dello spettacolo attirano da anni innumerevoli lettori che acquistano praticamente "a scatola chiusa" ogni opera di Biagi. Questo ultimo libro (il penultimo della sua vita, a detta dell'autore) presenta interviste ad alcuni famosi scrittori in un immaginario (ma reale per lo scrittore) viaggio attraverso il mondo: dal Sudafrica di Wilbur Smith alla Russia di Alexandra Marinina, dalla Cornovaglia o da Berlino rivisti con l'inglese John Le Carré alla Norvegia così ben rappresentata da Jostein Gaarder, il grande territorio (che oltre che un luogo geografico è uno stato d'animo, una cultura) dell'America latina ripercorso nei suoi travagli e nelle sue speranze con Luis Sepúlveda e l'altra America, quella opulenta degli Stati Uniti, così legata, nell'immaginario italiano al cinema e ai suoi effetti speciali, che si rispecchia in uno scrittore capace di avvincere con la sua abilità fantastica ogni lettore quale è Michael Crichton. L'Europa ha un cuore francese, Parigi è stata per lunghi anni la capitale della cultura europea, luogo di raffinati intellettuali, patria de "l'esprit de finesse" e in dialogo con Biagi è un degno rappresentante di quella élite culturale, Jean d'Ormesson che riesce a spaziare in tanti campi del sapere e della storia recente. Da una certa "leggerezza" tutta francese (che non vuole dire di certo superficialità) si passa alle grandi tragedie del nostro secolo, il secolo dell'odio per l'appunto. Hiroshima e Nagasaki, simboli delle atrocità a cui la guerra ha condotto, simboli di una scienza che distrugge, sono al centro del discorso condotto con Kenzaburo Oe, premio Nobel nel 1994, uomo dalla vita segnata dalla nascita di un figlio handicappato, dramma personale che diventerà il tema centrale della sua opera letteraria, trasfigurandosi in esperienza umana universale, in metafora del Giappone stesso. Gli ultimi due capitoli di questo viaggio intorno al mondo riguardano l'Italia e la Spagna. Un intellettuale piemontese ("io mi sento più piemontese adesso che non a venti o a quarant'anni") e nello stesso tempo cosmopolita, Umberto Eco, uno dei pochi studiosi e scrittori italiani noti e tradotti in tutto il mondo esprime le sue autorevolissime opinioni su temi di stretta attualità, internet, gli intellettuali italiani, la stampa nazionale, l'Europa, la multiculturalità e la "Padania", ma soprattutto offre un esempio di mente "illuminata", spiritosa, di uomo che sa essere colto ma divertente, libero dall'arroganza propria dei mediocri. L'ultimo capitolo è un'appendice in quanto lo scrittore posto al centro del discorso è Garcia Lorca, morto ormai da più di sessant'anni, ucciso durante la guerra civile spagnola più per vendetta personale che per la sua attività antifranchista. Così aveva motivato la sua uccisione Ruiz Alonso, il mandante dell'assassinio: "Ha fatto più danno con suoi libri che gli altri con le rivoltelle". Al termine di questo Giro del mondo resta nei lettori la sensazione di conoscere molto di più degli scrittori che hanno amato (o odiato) solo attraverso le loro opere, ma soprattutto risulta evidente che solo l'abilità dell'intervistatore e commentatore permette di penetrare nelle diverse personalità, di inquadrarle in una battuta, di cogliere sempre il centro del bersaglio. Dice divertito Biagi "Il mio pseudonimo non è Dio", e si potrebbe aggiungere che è proprio la sua umanità a renderlo un modello così prezioso e raro di giornalista e uno degli ultimi "saggi" dei nostri tempi.
Giro del mondo di Enzo Biagi, Edizioni Rizzoli - ISBN 88-17-86513-3
Recensione di Grazia Casagrande

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