Un racconto intenso e sincero oltre che emozionante e pervaso di profonda dignità umana. L'autrice, ancora molto giovane, perde la madre per un male incurabile; e a parlarci in prima persona è la donna stessa attraverso la penna della figlia che molto tempo dopo decide di dar voce al dolore straziante della madre e così anche al suo. Non viene descritta una "madre eroica" ma una mamma vera, con tutte le sue debolezze, le speranze e le tremende paure di chi vive "la follia di chi si sente arrivata al capolinea", una madre che sogna di volare via come un gabbiano. "Tutto intorno a me gronda perle di tempo, mi cadono addosso, sono gelide, mi feriscono, mi scottano, mi lacerano. Non posso fuggire la pioggia dei giorni che mi si rovescia addosso senza clamore, senza volere, ineluttabile come la vita, come la morte. Vorrei fuggire, volare lontano, via da questa pioggia, da questo cielo inaridito, dalla luce aspra, ma le ali sono bruciate, il piumaggio annerito, gli occhi straziati".
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